Simona Mafai, una vita per la politica / a cura di Giovanna Fiume e Piera Fallucca [RAI TG1, servizio di Dania Mondini, 10-06-2022]
RAI Radio 3 | Fahrenheit presenta “PAROLE PRIGIONIERE. I graffiti delle carceri del Santo Uffizio di Palermo”, a cura di Giovanna Fiume e Mercedes García-Arenal
Venerdì 29 marzo, alle ore 16.00, a Fahrenheit (Radio 3) si parlerà del libro “PAROLE PRIGIONIERE. I graffiti delle carceri del Santo Uffizio di Palermo” (Istituto Poligrafico Europeo, 2018). Alla puntata parteciperà Giovanna Fiume (curatrice e coautrice del libro). Per riascoltare la puntata clicca qui.
Parole prigioniere: recensione di Marco Mondino, Kalós / l’accento sul bello
Marco Mondino, Kalós, l’accento sul bello – Anno I, n. 1, giugno 2019. Nel 1906 Giuseppe Pitrè, medico e storico delle tradizioni popolari, venne informato dall’avvocato Giuseppe Cappellani del fatto che durante i lavori di restauro degli edifici annessi al Palazzo Chiaramonte, dallo scrostamento della calce, erano emerse delle figure. Pitrè non esitò a toglier […]
Parole prigioniere. I graffiti delle carceri del Santo Uffizio di Palermo, a cura di Giovanna Fiume e Mercedes García-Arenal | Giornale di Storia
Parole prigioniere. I graffiti delle carceri del Santo Uffizio di Palermo, a cura di Giovanna Fiume e Mercedes García-Arenal. Recensione di Sara Cabibbo, Giornale di Storia, 8 dicembre 2019 Sara Cabibbo recensisce il volume a cura di Giovanna Fiume e Mercedes García-Arenal, Parole prigioniere. I graffiti delle carceri del Santo Uffizio di Palermo, che riprende […]
Recensioni di PAROLE PRIGIONIERE. I graffiti delle carceri del Santo Uffizio di Palermo
Recensioni di “PAROLE PRIGIONIERE. I graffiti delle carceri del Santo Uffizio di Palermo”, a cura di Giovanna Fiume e Mercedes García-Arenal
Sulle tracce palermitane dell’Inquisizione tra i graffiti nelle celle, di Manfredi Alberti (il manifesto)
«Parole prigioniere», un corposo saggio storico a cura di Giovanna Fiume e Mercedes García-Arenal. I contributi raccolti nel volume esaminano in particolare i graffiti prodotti dai prigionieri nelle celle di Palazzo Chiaromonte, sede dell’Inquisizione dal 1600 al 1782, anno in cui, sull’onda degli ideali illuministici che da tempo circolavano in Europa, Ferdinando IV di Borbone decretò la soppressione del tribunale siciliano.