Nuccio Vara, FRA IL DIAVOLO E L’ACQUA SANTA
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Gli anni ’70 del novecento siciliano rivisitati sul filo della memoria. Un amarcord sulla vita degli studenti universitari fuorisede, sui loro universi politici e culturali, sui loro travagli esistenziali segnati da un lato, dall’adesione agli ideali della sinistra, e, dall’altro, dal persistere in essi, nella loro quotidianità, dei tratti più significativi della spiritualità cristiana e cattolica.
In pagine intensamente autobiografiche l’autore racconta della sua esperienza di credente dapprima all’interno del movimento studentesco, successivamente nel Pci e nell’Arci, e ciò nel periodo, ricco di fermenti, in cui anche in Italia si affermava la teologia della liberazione e si tentava di coniugare marxismo e cristianesimo.
Un lungo e contraddittorio itinerario che, attraversando gli anni del pontificato di Giovanni Paolo ii e, a Palermo e in Sicilia, quelli altrettanto esaltanti del cardinale Salvatore Pappalardo, giunge sino alle attuali tormentate vicende della chiesa. In alternativa alle formulazioni che assegnano al cristianesimo solo la funzione di “religione civile”, alla figura ambigua dell’“ateo devoto”, Vara torna a proporre una riflessione sulla figura divina di Gesù e sulla ricchezza della sua Parola, nelle forme e nella modalità in cui essa viene rivisitata e pregata nella singolare esperienza di enzo Bianchi e dei monaci del Monastero di Bose.