di Samuel Romeo e Wilfried Rothier, la Repubblica Palermo, 9 giugno 2017
Pubblichiamo uno stralcio di “Bombardamenti su Palermo. Un racconto per immagini” (edito da Istituto Poligrafico Europeo), presentato ieri all’Orto botanico: il primo raid del 23 giugno 1940.
A Palermo le prime bombe caddero il 23 giugno del 1940, un piccolo stormo dell’Armée de l’Air francese composto da sette Glenn-Martin 167 F Maryland e quattro Lioré et Olivier LeO 451 partì nel pomeriggio dalle basi nordafricane (rispettivamente da Ain Beda e Youks les Bains entrambe in Algeria). L’attacco fu effettuato in due ondate, la prima missione venne eseguita dai Glenn-Martin, che da quota 4.000 metri arrivarono sui cieli del capoluogo siciliano intorno alle 18.30. La zona portuale e i cantieri navali furono gli obiettivi colpiti. Successivamente, i velivoli fecero una virata in direzione nord-ovest dirigendosi verso il centro città nel tentativo di colpire la fabbrica di idrovolanti Cant Z. 5015 dell’Aeronautica Sicula (situata all’interno degli attuali Cantieri culturali della Zisa) e la vicina stazione ferroviaria Lolli. In quell’occasione furono sganciati circa sessanta ordigni che andarono fuori traiettoria, alcuni rimasero inesplosi altri centrarono le abitazioni vicine. Nel frattempo venne allertata la difesa aerea italiana, di stanza presso l’aeroporto di Trapani, sei caccia Fiat CR.32 della Regia Aeronautica decollarono per intercettare gli aerei nemici. Uno di questi fu avvistato ed attaccato nei pressi di Mondello dal tenente Clizio Nioi che, sparando alcune raffiche, colpì uno dei motori e sostenne di aver visto il velivolo nemico inabissarsi pochi secondi dopo, guadagnando così la sua prima vittoria aerea. La prima azione d’attacco si concluse dopo circa quarantacinque minuti.
Alle 19.25 arrivò, da bassissima quota, la seconda ondata composta da tre bombardieri Lioré et Olivier LeO 451 (inizialmente erano quattro, il LeO 451 del tenente colonnello Chopin rientrò prima per un’avaria al motore). I velivoli nemici furono respinti dall’azione della contraerea nel tentativo di attaccare nuovamente il porto. Gli artiglieri sostennero, nei loro rapporti, di averne danneggiato uno in modo grave da essere certi di averlo abbattuto. L’incursione terminò alle 20, le bombe cadute fuori rotta e i mitragliamenti effettuati dai francesi sulla città lasciarono sul campo trentasei morti e centocinquantatré feriti tra la popolazione civile.
Giovanni Barbaro ricorda: «Abbiamo visto arrivare questi apparecchi francesi, li abbiamo salutati, loro ci salutavano pure. La bandiera della coccarda assomigliava a quella italiana. Tutt’a un tratto notammo che vicino a noi c’era una postazione della nostra contraerea che cominciò a sparare incessantemente. Noi pensammo che volevano abbattere i nostri aerei, ma quando iniziarono a mitragliare la popolazione ci rendemmo conto che erano francesi».
Possiamo ipotizzare che gli ostinati attacchi francesi contro l’Italia, nei giorni precedenti alla resa, fossero stati messi in atto per avere un peso nelle negoziazioni dell’armistizio transalpino italo francese.
Dopo il battesimo del fuoco di Palermo del 23 giugno, nel capoluogo siciliano le giornate trascorsero in una relativa tranquillità. Per il resto del 1940 non vi furono altri bombardamenti da parte delle aviazioni nemiche. La Gran Bretagna, in particolare, all’epoca nemica dell’Italia, non si trovò nelle condizioni di colpire la città poiché Malta (una delle principali basi di lancio della Raf) si ritrovò costantemente tenuta sotto scacco dai continui bombardamenti dell’Asse. Nel documento del reparto polizia mortuaria di Palermo nel 1940 vengono dichiarati, oltre alle vittime del bombardamento francese di giugno, due morti a luglio e uno ad agosto, probabilmente rimasti uccisi dal mitragliamento di ricognitori armati britannici oppure in seguito alle ferite riportate dal bombardamento del 23 giugno. Il 1940 si chiuse con quaranta morti e centocinquantatré feriti.
Nel 1941 cominciò un nuovo anno di guerra per Palermo. Dalle 21.17 alle 23.21 dell’8 gennaio un piccolo stormo di bombardieri bimotori Vickers Armstrong Wellington Mk. IC della Eaf attaccarono il porto e le zone limitrofe, fortunatamente l’allarme aereo suonò con alcuni minuti di anticipo dando modo alla popolazione di mettersi al riparo. I risultati di questo raid, il primo britannico su Palermo, furono modesti. Parecchie bombe caddero in acqua ed altre rimasero inesplose, non si contarono né morti né feriti tra la popolazione civile. Il comandante del Bomber Command, sir Charles Portal, si rese conto dell’importanza di attaccare la città di Palermo ricca di installazioni industriali utili allo sforzo bellico, ma soprattutto cercò di pianificare violenti attacchi contro il porto cittadino per cercare di ostacolare le rotte delle navi dell’Asse, in transito per rifornire il Regio esercito e la Wehrmacht impegnati in Nord Africa nella lotta contro i britannici.
Quarantott’ore dopo il primo attacco, la Gran Bretagna inviò sei biplani Fairey Swordfish Mk. I per attaccare il porto, le banchine e le navi ancorate. I risultati, anche in questo caso, furono modesti, lievi danni alle installazioni e soltanto due feriti tra la popolazione, mentre uno degli aerei attaccanti venne abbattuto dalla contraerea. La gente si ritrovò presa alla sprovvista, poiché l’allarme aereo suonò soltanto due ore dopo la fine dell’attacco.
I bombardamenti cambiarono il volto e la vita della città. La popolazione civile era costretta a vivere, oltre che con l’ansia delle incursioni, anche con i deficit dell’apparato predisposto alla protezione antiaerea della città. […]