“COLLAGE”, di Salvatore Cangelosi | Conversazione in libreria per decifrare l’Isola, Eleonora Lombardo, la Repubblica Palermo, 12 giugno 2022
E, all’improvviso, aprendo un libro si sentono le voci. Non accade sempre, ma quando capita difficilmente si riesce a smettere di leggere. Così succede con “Collage” di Salvatore Cangelosi. Edito dall’Istituto Poligrafico Europeo, “Collage” raccoglie alcune preziose conversazioni fatte da Cangelosi in libreria con alcuni dei personaggi più interessanti della scena culturale siciliana: riflessioni, scoperte, aneddoti e preziose opinioni motivate, “merce” ormai diventata rarissima e scandalosa.
Cangelosi riporta le conversazioni e si fa ascoltatore e intervistatore, forte della sua proverbiale precisione.
Si inizia con Santo Lombino che intesse un prezioso ragionamento, a partire dal suo paese, Bolognetta, e dall’analisi de “La Spartenza” di Tommaso Bordonaro, su come sia importante il luogo da cui guardiamo il mondo e come spesso la letteratura possa diventare la prima via di fuga.
Sontuoso il dialogo con Salvatore Savoia, biografo di Tomasi di Lampedusa che racconta al libraio l’innamoramento per il romanzo-monumento e libera la discussione dalla facile retorica sul film di Visconti dando al regista il merito di avere «scritto sullo schermo un’opera altra».
Con Amelia Crisantino l’autore affronta il tema della Storia, confessando in apertura di non averla amata a scuola, «durata fino a quando, a motivo del mio lavoro di libraio, non fui quasi obbligato a studiarla. Nella libreria Ciuni, dove muovevo i primi passi, non si poteva barare» . Con Marcello Benfante si tocca il limite della moralità e del coraggio intellettuale del quale Leonardo Sciascia resta il più alto esempio, mentre Salvatore Ferlita restituisce una panoramica aggiornata degli autori siciliani dal Novecento a oggi.
Al cuore del Collage, titolo che richiama un mondo di carta e profumo di Coccoina, c’è il confronto con Mario Grasso su Stefano D’Arrigo. Scrive Cangelosi di avere intrattenuto una fitta corrispondenza con Grasso: «Aveva conosciuto e frequentato D’Arrigo e la mitica moglie Jutta, quindi le notizie che attingevano da lui erano di prima mano» e nell’entusiasmo con cui viene sottolineato il darrighiano “di prima mano” c’è tutta la passione per un mondo fatto di incontri ravvicinati con l’autore e il suo mistero. Risultato: anche il lettore ne ha accesso e desidera leggere “Horcynus Orca”.
Sconfinano fuori dalla Sicilia Gilda Terranova, che regala una panoramica sulla letteratura per l’infanzia, e Carla Andrea Fundarotto che racconta dell’opera lirica e della responsabilità sublime del critico musicale. E poi ecco Palermo, il Teatès, i Cantieri culturali della Zisa e tutto quello che ha sorretto la città, e Michele Perriera raccontato dal figlio Gianfranco: «Lo incrociavo spesso in libreria – scrive Cangelosi – mi colpivano il silenzio e il distacco da tutto ciò che lo circondava».
E si arriva alla tiepida contemporaneità, a cosa ne è di quell’eredità della Palermo vivace, impegnata, nel confronto aperto e senza filtri con Beatrice Agnello, la quale alla domanda su cosa sia cambiato risponde: «Il cambiamento più notevole è forse nel senso che attribuiamo alla parola cultura (…) dagli anni ’80, l’idea di cultura è slittata sempre più verso l’acquisizione di conoscenze e di esperienze comunque collocate – dall’arte alla gastronomia senza alcun criterio gerarchico, e possibilmente fruibili in maniera gradevole».
L’ultima conversazione vede protagonista Salvatore Costantino e la rivolta di Capo d’Orlando, lì dove la cultura è davvero impegno civile.
A conclusione, nella postfazione, Ignazio Romeo svela il collante tra i ritagli delle conversazioni e nella sua lucida analisi risalta la felice contrapposizione tra la Sicilia di Camilleri, sperimentatore secondo Ferlita, e quella del mistilinguismo di D’Arrigo che secondo Grasso restituisce una postura alla lingua senza ridicolizzarla («come nel trionfante e vuoto “camilleranzare” linguistico»). Ma si tratta pur sempre di accogliere ancora una volta una Sicilia più complessa e imprevedibile di quello che spesso si racconta.
Fonte: la Repubblica Palermo